Degustazione di Luca Campaniello e Stefano Aliquò
Come si presentano le foglie?
Il pezzo di torta che abbiamo consumato per la preparazione del tè mostra foglie dal colore scuro (dal verdastro al marrone) alternate da piacevoli germogli pelosi e dal colore giallo tipici dei Dian Hong dello Yunnan.
Al naso le foglie secche emanano un profumo di cacao, frutta secca e tabacco. È un buon profumo e non ci stanchiamo di annusare.
Abbiamo preparato questo tè con una gaiwan da 150 ml e 4,5 grammi di foglie.
L’acqua utilizzata è quella della fonte Laureatana (provincia di Biella) che ha un residuo fisso a 180° pari a 14 milligrammi per litro e un ph leggermente acido pari a 6. All’acqua minerale in bottiglia sono solito sempre aggiungere un po’ di acqua del rubinetto (1/6 o 1/7 circa). Nel Tigullio (provincia di Genova) l’acqua ha un residuo fisso pari a 192 e un ph basico (16) che la rende ricca di minerali (calcio e bicarbonato). L’aggiunta di acqua del rubinetto mi consente di ottenere una miscela di acqua “viva” che integra quella in bottiglia.
In questo processo non c’è nulla di scientifico ma solo la nostra intenzione di bere un prodotto che non sia meramente “commerciale” in mancanza di acqua di fonte che recupero solo quando preparo il tè nell’Alta via dei Monti Liguri.
Per la preparazione di questo tè abbiamo optato per il riscaldamento dell’acqua a 95 gradi e infusioni a 6, 10, 15, 18, 25 secondi dopo un primo risciacquo.
Questo tè è davvero inusuale, un vero “freakkettone” perché ad ogni infusione, al naso, si mostra in maniera differente e nella sua complessità.
– Le prime due infusioni sono energiche e mostrano tutto il suo spessore e la sua storia. È come se volesse subito farti capire le sue origini, il suo valore e la sua dignità: trecento anni di vita. Tabacco, frutta secca, cacao prevalgono in modo potente per lasciare un finale che ricorda una botte di rovere o la pipa che fumava mio padre da giovane.
– La terza infusione, al naso, mostra la sua ambiguità che lo contraddistingue. Emerge, infatti, una nota di legno e sottobosco, come a indicare la sua particolare lavorazione.
– La quarta infusione è una sorpresa. Un premio al bevitore che si è spinto fino a qui. È la parte più intima di questo tè che svela una nota di incenso che mi ricorda qualche passaggio aromatico durante le messe che frequentavo da bambino in chiesa.
– La quinta infusione, infine, è spiazzante. La nota che non avremmo mai pensato di trovare in questo tè così inizialmente potente. Il naso, infatti, si fa cullare da un’atipica nota di fieno che rilassa e che mi ricorda alcuni tè bianchi di Taiwan realizzati attraverso l’essicazione di grosse foglie di Camellia locale.
In bocca questo tè si percepisce come uno Shu puerh anche se non lo è. Morbido, dolce e rilassante. Una bella coccola che riscalda il corpo e il volto forte del suo qi.
Note
1 tè rosso: con riferimento alla classificazione dei tè cinesi. Il tè rosso è il tè nero per la classificazione occidentale.
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