Osmanthus oolong

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Oggi parlerò di questo tè, che ho bevuto davvero poco nella mia vita, di cui non ho moltissime informazioni perchè mi è stato regalato da assaggiare senza uno scambio di notizie ma che evoca in me un piccolo ricordo di un grande viaggio. La prenderò lunga.
Nel 2012 con mia moglie decidemmo di girare per 5 settimane, zaino in spalla un anello intorno alla Cina.
In questo lungo e meraviglioso viaggio tra diverse provincie (Beijing, Shanxi, Sichuan, Yunnan, Guangxi, Guizhou, Shanghai, Zhejiang, Jiangsu, Shendong) siamo partiti alla ricerca di alcuni villaggi rurali del sud.

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Trovammo sul nostro cammino, Richard, un piccolo uomo cinese molto istruito, che insegnava inglese in una scuola di Guilin. Un uomo impegnato nella promozione e salvaguardia del proprio territorio e che organizzava giri culturali e uno scambio sostenibile con viaggiatori stranieri: insegnare inglese nei villaggi in cambio di vitto e alloggio.
Proponemmo a Richard di portarci a vedere alcuni villaggi del Guangxi poco conosciuti dai giri turistici che in quel posto sono già “roba per pochi”.

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Dopo 5 giorni tra etnie del sud (Dong e Yao), villaggi in legno e risaie, lanciai una proposta a Richard.
Gli chiesi di prolungare il viaggio attraverso la provincia di Guizhou. Volevo vedere da vicino i Miao, un popolo chiamato “Gunmen”, un popolo interessante che avevo scoperto anni primi in un documentario.
Richard inizialmente rimase li, sul posto, quasi pietrificato. Qualche momento di silenzio e poi accettò. “La strada è lunga” mi disse, ma facciamolo.
Partimmo da Sanjiang e lasciammo il Guangxi per entrare nel Guizhou.
Visitammo Zhaoxing e il villaggio Basha.
Ricordo ancora il sapore antico di quei posti in legno costruiti lungo un fiume.
La corrente del generatore che la sera si spegneva e ci lasciava a lume di candela, il liquido digestivo delle mucche preparati a zuppa, i cani fedeli amici dei loro padroni (uno dei pochi posti dove vengono mangiati e solo in casi eccezionali) e i vecchi che parlavano tutta la notte al buio intorno alla torre.
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Richard, affamato, sulla via del ritorno ci chiese di fermarci a mangiare assieme del riso sulla strada. Durante lo spuntino si scusò di aver preso un pò di paura “i Miao sono bellicosi e poco simpatici” e ci rivelò di essere andato li con noi per la prima volta, condividendo la nostra curiosità.
A Sanjiang, Richard camminando lungo un sentiero tra casette di legno, entrò in una piccola bottega. Quattro mura di legno, un tavolo, un gatto e niente più. La signora vendeva qualche verdura all’esterno ma dentro aveva qualche contenitore di tè.
Il Guizhou è famoso per alcuni tè verdi, ma quelle era una zona coltivata a riso. Ricordo che tirò fuori del tè all’osmanto e Richard ce ne regalò un pacco da portare a casa, scusandosi dell’accaduto.

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L’osmanthus tea che ho bevuto oggi non so se proviene da Taiwan o dalla Cina ma è un tè scented o meglio ancora un Flower tea aromatizzato naturalmente con l’aggiunta di fiori.
Le foglie di colore verde intenso quasi bluastro, insieme ai fiori secchi di osmanto, sono arrotolate come molti oolong. Il profumo è fresco.
L’infuso mostra foglie verde scuro di media grandezza. Il profumo è fresco e floreale con note intense di albicocca.
Il liquore è dorato, molto chiaro, dolce con note floreali e di albicocca.
Il corpo è medio e la consistenza cremosa.

Un tea flower, a mio avviso, più interessante del Jasmin tea (tè al gelsomino)….ma i gusti son gusti.

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