La redazione in Malesia – Tea house in Melaka

Stefano della redazione di Fogli di tè ci racconta il suo primo incontro con la nostra bevanda preferita!
Si vola in Malesia.

C’è sempre una prima volta per tutte le cose. Anche per il tè.
Diciamolo pure, ho passato i primi 20 anni a schifare il tè.
Tè neri in bustina per la classica colazione in alternativa al latte, un pizzico di limone, un pò di zucchero e ci si “pucciava” dentro i biscotti.
Il latte a colazione lo bevevo solo in vacanza e ci immergevo il pane, il tè se potevo lo evitavo proprio.
Poi arrivarono le bustine aromatizzate: il tè nero forte dal gusto deciso ma ammorbidito da note di ananas nel quale lasciar cadere un paio di gocce di latte. Infine i tè sfusi, con petali e frutta candina, da bere anche freddi. Ma giusto qualche volta.
Ma come ho scritto sopra, c’è sempre una prima volta..
Nel 2009 parti con mia moglie, allora fidanzata, verso la Malesia: backpackers professionisti alla ricerca di avventura e nuove culture. L’idea era quella di fare un giretto su un’isola Malese, tra spiagge tropicali e foreste autentiche (un mix di tartarughe, squali, pipistrelli, scimmie, varani, serpenti ecc.) e finire poi nel Borneo in mezzo alla foresta pluviale e ai suoi abitanti.
Tra le due mete decidemmo di fare tappa per qualche giorno nella città di Malacca.
A Malacca (Melaka), in Malesia, fù la prima volta.
Cittadina, ex colonia portoghese, dotata di una particolare bellezza, in cui il malese si miscela alla perfezione con induismo e indiani, buddismo, islam e popolazione di origine cinese.
La scoperta fu proprio nello scoprire la vivacissima Chinatown di Malacca, ricca di artigiani e centri culturali.
Una comunità autentica che mi fece innamorare subito della Cina (due anni dopo girammo la Cina per 5 settimane zaino in spalla).
Ma torniamo al tè e alla prima volta.
Girando per le strade di Malacca e la sua Chinatown finimmo in una bellissima biblioteca buddista. Un luogo di pace ma anche di incontro da cui usci con ben tre consapevolezze:

  • il desiderio di poter vivere in un abitazione che potesse avere un giardinetto zen, a cielo aperto, all’interno delle mura di casa;
  • lo zaino pesante, riempito con due libri rilegati in pelle (anni 60 circa), con diversi mantra buddisti. Scritti rigorosamente in cinese e donatomi dal bibliotecario per avvicinarmi a Buddha;
  • l’invito a conoscere l’arte del tè nell’antica tea house della città (oggi ha due nomi Zheng He e Cheng Ho e pare abbia aggiunto anche una zona ristorante. Forse ha preso la strada più commerciale ma anni fa fu davvero uno spettacolo).

Decisi di andare a scoprire il tè e verso le 17.00 circa suonai il campanello della Tea House.
Mi apri una signora che con un sorriso mi fece entrare e ci fece accomodare all’interno della casa, che in realtà era un tempio. Una costruzione di una bellezza unica che in un attimo mi fece smarrire nell’antica Cina.
Passammo diverse ore davanti al gongfu cha provando diversi tè tra cui i Da Cong e scoprì che questa bevanda può offrire spiccate note di pesca anche senza esserne aromatizzata.
Fui battezzato con uno dei tè più buoni che la Cina possa offrire e il battesimo fu maestoso.
Mentre bevevo il tè un piccolo pipistrello mi cadde prima sul tavolo in legno accanto al bicchiere per poi finire per terra accanto ai miei piedi.
“Sei Fortunato” mi disse la proprietaria. “Il pipistrello è legato alla fortuna, sei e sarai fortunato”.
Ebbene si, fui molto fortunato. Mentre ero perso dietro a questo magico momento una domanda mi rimbalzava nella mente. “Come mai non c’è nessuno? Possibile che in questo paradiso ci siamo solo noi?”
Erano le 21.00 e avevamo bevuto e chiaccherato sul tè per 4 ore. Era forse giunta l’ora di andare anche perchè avevamo davvero tanta fame.
Fummo invitati a cenare con la sua famiglia, che affamata aspettava che ce ne andassimo per poter mangiare con grande ritardo.
Mangiando scoprimmo che la Tea House aveva chiuso alle 17.00.
Uscimmo con un sorriso e il portafoglio ancora pieno.
Eravamo stati adottati dalla Tea House.
Eravamo stati adottati dal tè.
E fu così, la prima volta.
Da allora continuo a rispettare questa passione, questa arte, questa ritualità…ricercando, studiando e preparando buon tè.